In
questo periodo caratterizzato dal disimpegno e dalla “forzata”
pausa dal quotidiano, anche io ho deciso di dedicarmi a cose più
leggere. Ovviamente l'ambito è sempre quello storico, e altrimenti
non potrebbe essere: sarà una mia idiosincrasia, ma più vivo le
cose di questo secolo più penso che sarei a mio agio in qualcuno dei
precedenti. Prima di iniziare una nuova serie di questioni
impegnative, dedichiamoci alla lettura di qualche episodio
particolare avvenuto in passato in questa città dalla corta memoria.
Le fonti sono le più genuine e le più ignorate da chi fa il mio
lavoro: gli archivi parrocchiali, vere e proprie casseforti della
vita dei nostri antenati.
La
fine del bosco di San Marco
Fin
da quando abbiamo sentito parlare della chiesa di San Marco “in
Sylvis”, ci è stato detto che quella locuzione latina stava a
indicare l'antica boscaglia (silva in latino) che circondava il
vetusto tempio posto a est della città. C'era effettivamente un
bosco in quell'area, che dalle guerre fra Bizantini e Longobardi era
stata abbandonata a se stessa e mai più coltivata, ammesso che lo
fosse in epoca precedente, anche se la locuzione del tempio è
un'invenzione della fine dell'Ottocento per dare lustro al culto
dell'Evangelista, decaduto da tempo.
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Foto d'epoca di San marco vecchio |
Ma
quand'è che è scomparsa quella piccola foresta? Molti affermano che
sparì con la Seconda Guerra mondiale; qualcuno con velleità
storiche tira in ballo il periodo postunitario; i più audaci
affermano che già con i murattiani gli alberi furono sostituiti da
campi.
La
verità è contenuta nell'archivio parrocchiale della stessa chiesa,
relativo al Seicento. Nel registro dei Matrimoni del 1646-1689, il
parroco di allora, Giacomo Antonio Infernuso, riporta:”Addì 18
agosto 1653, Fu nell'Afragola una grandissima Pioggia con Venti
terribilissimi e Tempesta inesblicabile Tuoni, lampi, saette, et
Grandini , che parve al giorno precedente all'universal Giudizio
essendo durata la Tempesta più di quattro ore e poi replicata più
volte(...) . Pericolò l'antica teglia avanti la nostra Chiesa di San
Marco, che fu spezzata questo per mezza da una saetta come fusse
stato secato il suo Corpo, e rimase mezza in piedi con due rami, e
detta teglia era rimasta per unica memoria dell'antica Selva ch'era
in qo loco, et morì anco un figliolo il di cui Corpo fu portato
dalla lave a galla”.
Quindi
l'ultima testimonianza dell'antica foresta di San Marco sparì per
“cause naturali” nel 1653, durante un acquazzone estivo.
Un
Santo...con poca pazienza
Dire
Afragola è, per alcuni, dire Sant'Antonio. Io ho il massimo rispetto
per il Santo delle Tredici Grazie, benché rifugga dal principio che
Afragola debba essere nota nel mondo solo per Lui o per i ritardi
storici nella costruzione della stazione Tav. Ma non è di questo che
voglio parlarvi.
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Sant'Antonio con Bambino |
Il
nostro Taumaturgo ha sempre avuto una forte devozione qui in città,
tanto da meritargli due appellativi, a mio parere entrambi poco
caritatevoli. Santo “cammorrista” (per la sua “capacità” di
ottenere grazie presso il Signore per chi si rivolgeva a lui) e Santo
“ntussucuso” (cioè facile ad offendersi). Proprio quest'ultimo
appellativo è originato da una storiella divertente che mi fu
raccontata qualche tempo fa. In un anno imprecisato, il Santo compiva
la sua solita processione per le strade nel mese di giugno. Ora, si
dà il caso che passasse in una via dove viveva una coppia:
estremamente devota lei, estremamente scettico lui. All'invito della
moglie di andare ad omaggiare la statua del Santo, l'uomo rispose:<
Non vorrai che io vada appresso a sto tuocco ntussucuso?”. Con
ciò voleva dire che la statura altro non era che un legno vuoto e
divorato all'interno dalle formiche, tale da essere fradicio. La
donna scese comunque e rese riverenza al santo., Quando tornò a
casa, vide uno spettacolo orrendo: il marito era disteso sul letto,
morto, e divorato dalle formiche rosse che uscivano dalla bocca!
Del
resto si è sempre detto: gioca coi fanti e lascia stare i santi.
La
pietra del mistero
E'
una vecchia leggenda, quella del basolo bianco di Piazza dell'Arco,
oggi P. Municipio.
Secondo
questa tradizione, nel 1799 su di esso fu innalzato l'albero della
Rivoluzione, in concomitanza con l'instaurazione della repubblica
napoletana. Ma dopo pochi mesi, l'albero fu abbattuto, e quando nel
1810 il syndicus di Afragola, Domenico Romano, prese possesso della
sua carica, non volle interessarsi alla questione del preservarla o
eliminarla. I suoi 42 successori nei 200 anni seguenti fecero lo
stesso, e così la pietra giace ancora lì.
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Il basolo bianco di Piazza dell'Arco. |
Ma
è vero che, in quel punto, sorse l'albero rivoluzionario? L'unica
fonte a riferirci tale fatto è don Gaetano Capasso, cultore storico di cui già parlai in questo blog (clicca qui: link)., e
che non è proprio quella che si direbbe una fonte attendibile.
Innanzitutto, da dove prende l'informazione? Non lo dice nei suoi
libri, del tutto privi di note di richiamo, né noi lo
sappiamo. L'unica cosa certa è che quello fosse un punto di ritrovo
dell'Afragola rurale: di giorno i caporali vi si riunivano per
decidere il numero dei braccianti da utilizzare nei campi; di notte
vi si davano appuntamento persone sanguigne per regolare i propri
conti. Di tutto ciò non parla Capasso, che scrive proprio negli anni
50/60, cioè in diretta rispetto agli aventi. Ma del resto, questo
cultore storico non ha annotato diverse cose che accadevano a suo tempo (clicca qui: link)
Oggi
il basolo è del tutto dimenticato, e torna agli onori
dell'attenzione solo quando qualche webjournal locale se ne ricorda,
utilizzando immancabilmente la foto che vedete in alto, di mia
proprietà e scattata nel dicembre 2012. Foto presa senza il mio
consenso e spacciata per propria, ma pazienza, dicono che più ti
copiano più vali.
Quindi,
non possiamo dire con certezza che il basolo bianco rappresenti il
punto presso cui i rivoluzionari del 1799 si riunirono per
festeggiare l'arrivo della repubblica. Ma, vox populi vox Dei, e con
ciò vi lascio e vi rimando al prossimo update.
Articolo visionato il 21 agosto 2018.
Articolo visionato il 21 agosto 2018.
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